Il racconto e l’autonarrazione costituiscono delle forme, talvolta spontanee, di autocura e autoterapia. La tradizione psicologica, nelle figure di Carl Gustav Jung, Ivan Illich, per giungere fino a Michel Foucault e alle filosofie post-strutturaliste, descrive e documenta la possibilità di un radicale e profondo percorso di autoterapia attraverso la scrittura e il diario personale.
Il potere psicologico della scrittura
La presenza costante della scrittura negli ultimi cinquemila anni di storia dell’uomo, dimostra il meraviglioso potere psicologico, oltre che comunicativo, di questo mezzo: lo stesso metodo di distinzione della storia mette in evidenza l’importanza della scrittura nella rilettura della cultura umana.
Scrivere qualcosa, così come leggere, può cambiare il nostro umore ed avere implicazioni sul resto della nostra giornata.
Non solo, la scrittura può aiutarci a comprendere i nostri stati interiori e organizzare in nuova forma i nostri pensieri. I motivi per cui l’uomo scrive possono essere ricondotti prevalentemente ad un forte bisogno comunicativo insito nella mente umana: autori come Maturana vedono il linguaggio come caratteristica essenziale di una mente autocosciente (Maturana, 1993). Da un punto di vista psicologico, lo scrivere dà all’uomo l’illusione benefica di poter lasciare un segno e di far sì che i propri pensieri gli sopravvivano.
Il racconto si pone al centro della vita dell’uomo
I recenti approcci scientifici e narrativi mostrano come la narrazione sia un elemento centrale nella vita dell’uomo: il racconto individuale di storie genera l’organizzazione mentale di una biografia che contribuisce a donare un senso alle proprie esperienze ed alla propria esistenza.
Secondo questo approccio, la patologia mentale è anche una patologia narrativa, un’incapacità di narrare le proprie esperienze e le proprie emozioni in modo coerente e costruttivo. La narrazione diviene quindi elemento fondamentale per un buon adattamento del soggetto al contesto sociale, ma anche un mezzo che gli fornisce una organizzazione mentale adeguata: “narrando si impone arbitrariamente un significato sul flusso della memoria, evidenziando alcune cause e trascurandone altre” (Bruner, 1987).
Storie che curano
In tal senso, l’intervento psicoterapeutico potrebbe operare direttamente sulle modalità espressive e narrative della persona: a questo proposito, si parla di “terapia della riscrittura” o “terapia narrativa” che può fornire gli strumenti adeguati per una ristrutturazione delle modalità comunicative intrapersonali ed intersoggettive.
A riguardo, Hillmann parla di storie che curano: la scrittura può essere una buona tecnica di ricostruzione coerente e cooperativa della narrazione personale a supporto del percorso di psicoterapia. Nelle sue attuali applicazioni, la scrittura terapeutica si configura come uno strumento di facile e spontaneo utilizzo, dai costi molto ridotti e che non mostra controindicazioni.
Scrittura creativa e tecniche immaginative
Le diffuse ricerche sui suddetti benefici forniti dalla scrittura, unite allo sviluppo delle nuove tecnologie, hanno portato all’elaborazione di nuovi e sorprendenti approcci psicoterapeutici a certe categorie di disturbi.
Anche momenti di scrittura creativa, attraverso tecniche immaginative, sono utilizzati per esporre il paziente a percezioni, pensieri ed emozioni nuove e positive, tali da favorire il cambiamento (Jaycox & Foa, 1996).
Queste tecniche vengono utilizzate in abbinamento alla terapia faccia a faccia, come compito cooperativo e controllato da portare avanti tra una seduta e l’altra e da approfondire, affinare e discutere all’interno delle sedute stesse.
La parola si fa così fonte di benessere e di cura, attraverso la condivisione e la risignificazione dei racconti, in uno spazio protetto che si chiama psicoterapia.
Dr.ssa Claudia Proserpio